Vedi cose che gli altri non vedono?
Senti cose che gli altri non sentono?
Ricordo che ebbi a che fare con queste domande (come tanti altri del resto) anni fa quando fui sottoposto alla visita per il servizio militare.
All’epoca pensai tra me e me “e io che ne so di quello che vedono o sentono gli altri?”, ma per evitare di perdere tempo prezioso con lo psicologo della caserma decisi di rispondere di no (poi dallo psicologo ci finii lo stesso, ma pazienza).
Effettivamente spesso si dà per scontato che il modo in cui vediamo, che ne so, un cubo rosso, sia lo stesso per tutti (a parte eventuali discrepanze dovute a difetti della vista, per esempio al daltonismo); stessa cosa vale sostanzialmente per gli altri sensi.
Attenzione, sto parlando di pura percezione, non sto parlando di come interpretiamo ciò che percepiamo (in funzione magari della nostra cultura o della nostra esperienza).
Comunque sia, a parte limitate differenze dovute a piccoli deficit sensoriali, per la maggior parte della mia vita passata ho sempre dato per scontato che quello che percepissero le persone fosse sostanzialmente uguale.
Ovviamente mi sbagliavo (se no che scrivevo a fare questo post?).
Il fenomeno di cui voglio parlare è quello della sinestesia.
Normalmente la prima volta che si incontra la parola sinestesia è a scuola quando si studiano le figure retoriche.
Per chi non ricordasse di che si tratta, è quando si associano parole appartenenti a sfere sensoriali differenti.
- l’odorino amaro di Pascoli
- il silenzio verde di Carducci
- il colore del vento di De Andrè
- le fresche parole di D’Annunzio
La questione è che… Non sempre si tratta (solo) di figure retoriche, esistono persone che perpepiscono proprio così!
Si parla in questo caso di sinestesia (ops, si scrive uguale alla sinestesia di cui sopra).
Ripeto che la sinestesia riguarda sempre la percezione, non come si elabora la cosa percepita.
Nel senso, se mi abituo a pensare al cane quando leggo la parola Pluto, o dico ad un fonico che un suono è troppo scuro perché è troppo ricco di basse frequenze, non significa che sono sinestetico.
La sinestesia è quando ogni volta che sento la parola Pluto percepisco un sapore di cipolline (invece Minnie sa di cappero e Paperino di Zabaione);
o quando percepisco le lettere stampate di colori particolari (per esempio le A rosse, le B gialle…);
o quando vedo dei capelli biondi e sento puzza di pesce, mentre quelli rossi odorano di timo;
o quando vedo i mesi o i giorni della settimana situati nell’aria in posizioni ben precise;
o quando ascolto della musica e visualizzo lucenti tubi di aspetto diverso a seconda dei suoni della musica ascoltata;
oppure quando tocco una superficie ruvida e percepisco il rumore del trapano, mentre se la superficie è liscia il suono è diverso.
Questi sono esempi casuali. Normalmente le persone sinestetiche (che non è che siano tantissime, si parla comunque di un fenomeno raro) hanno un solo tipo di sinestesia (che inoltre è monodirezionale, se il sapore del riso è verde non è detto che il verde sappia di riso).
Altra caratteristica è che la corrispondenza tra i sensi è immutabile e sempre presente (se un bimbo vede le A bianche, le vedrà così anche da grande a distanza di anni).
Come si può immaginare la sinestesia può dare adito ad una serie di problemi… Immaginate di leggere un testo in cui tutte le “e” siano dello stesso colore del foglio! Alcuni problemi di lettura possono essere ricondotti a fenomeni di sinestesia, però come potete immaginare scoprire che la causa è questa può non essere affatto facile.
Immaginate poi come si possa spiegare ad uno scolaro sinestetico la figura retorica sinestetica corrispondente alla sua sinestesia reale; la maestra spiega che l’urlo nero di Quasimodo è una sinestesia e lo studente, che per disgrazia vede (o sente, non so quale possa essere il verbo più adatto) veramente le urla nere non capisce dove caspita stia la stranezza.
Oppure: un sinestetico descrive minuziosamente il colore e la forma della sua canzone preferita e gli amici lo guardano con aria stranita. O ancora, percepite il colore rosso come profumato di catrame e dovete mangiare un pomodoro.
Ovviamente ci sono anche dei vantaggi: percepire una realtà arricchita sensorialmente spesso coincide con una migliore capacità mnemonica, inoltre alcuni artisti non avrebbero fatto quello che hanno fatto se non fossero stati sinestetici (un nome su tutti: Kandinskij – le cui opere pittoriche erano per lui… Musica!).
Torniamo ai quesiti iniziali: come può uno sapere se vede o sente cose che gli altri non sentono?
Di solito, parecchi sinestetici non sanno di esserlo. E’ ovvio, visto che non possono sapere come percepiscono le cose gli altri. Se una persona ha sempre sentito i profumi brillare, come può immaginare che per gli altri non sia così?
Oggi finalmente (da diversi anni per la verità) la sinestesia è più conosciuta, si sa molto di più sulla sua natura e quindi è passata da curiosa bizzarria a fenomeno scientifico (quindi NO, i sinestetici non sono permanentemente allucinati ^_^) ma su tali dettagli non mi dilungherò in quanto sarebbe un puro copia e incolla di robaccia di neurologia/genetica/vattelapesca che io per primo non capirei fino in fondo, e anche perché la rete è piena di fonti autorevoli in merito.
Giusto per completezza vorrei dire che esistono anche situazioni temporanee di sinestesia, talvolta causate da traumi, tumori o uso di alcune droghe.
Quindi ripensandoci… In effetti SI’, è come se i sinestetici fossero permamentemente allucinati ^_^.
Per quel che mi riguarda, da quando ho scoperto queste cose molti fenomeni o eventi della mia vita mi sono apparsi più chiari.
Anche il fatto che certi miei amici mi guardassero divertiti quando descrivevo certe cose…
Ora vi saluto, devo correre a vedere il colore del vento.