Una delle tragedie che da sempre accompagnano la vita dei chitarristi è l’accordatura del proprio strumento.
Una delle tragedie che da sempre accompagnano le orecchie dell’umanità è l’accordatura dello strumento dei chitarristi.

Come disse il grande Andrés Segovia (che un pochino di chitarra se ne intendeva):

un chitarrista passa metà della sua vita ad accordare la chitarra e l’altra metà a suonare scordato.

Vediamo di affrontare finalmente la questione e di uscirne vittoriosi una volta per tutte.

Una prima premessa è che l’affermazione di Segovia è sostanzialmente corretta, ma non sempre per colpa del povero chitarrista:
senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo dire che i principi (teorici e pratici) su cui poggia il funzionamento e la costruzione della chitarra sono tali per cui non può esistere una chitarra le cui note siano tutte perfettamente intonate; quello a cui possiamo arrivare è semmai un ottimo compromesso.

Tuttavia, pur essendo incappato a volte in queste casistiche, mi sento di dire che la maggior parte delle volte che una chitarra è scordata è perché il chitarrista sta sbagliando qualcosa nel processo di accordatura (ed è ciò di cui voglio parlare adesso, quindi questo non è un post su temperamento equabile, equazioni delle corde o modelli matematici vari).

Iniziamo a dividere la fase di accordatura dalla fase di intonazione.
La fase di intonazione è quella che permette alla chitarra, nel momento in cui è correttamente accordata, di emettere tutte le note con la miglior precisione possibile.

Esempio: avete una chitarra con le corde a vuoto accordate perfettamente; fate un accordo di Do maggiore in prima posizione e suona abbastanza bene; lo fate con barrè al terzo tasto e suona discretamente; all’ottavo tasto avvertite una sensazione di schifo; infine fate l’accordo con il barrè al dodicesimo tasto e vi accorgete che il Do inizia ad essere un lontano ricordo. Complimenti, ecco a voi una chitarra accordata e non intonata.

Normalmente, a meno che non abbiate usato la chitarra come remo in barca, non ci abbiate giocato a tennis o non stiate suonando un catorcio avuto in omaggio come allegato a qualche rivista di moda, il problema è facilmente risolvibile in pochi minuti e con pochi euro da un liutaio.

Qualcuno potrebbe dire:

eh ma tanto io non sento la differenza, e poi gli accordi con il barrè o sui tasti alti non li faccio mai.

Perfetto, forse questo qualcuno queste cose non le sente.
Probabilmente però tra chi ascolta c’è qualcuno che questa cosa la coglie; se è un musicista, capirà il problema e soffrirà in silenzio (salvo poi scrivere un post come questo ^_^). Se non è un musicista forse avrà la sensazione che c’è qualcosa che non va, oppure semplicemente dopo un po’ inizierà ad avvertire una certa “stanchezza” all’ascolto (o semplicemente ad avere mal di testa); tutte cose comunque che è nell’interesse di tutti evitare.

Andiamo avanti.
Da adesso in poi ipotizziamo di avere una chitarra perfettamente intonata (“perfettamente” nei limiti del possibile).

Come si accorda la chitarra?

diapason

accordatori a basso consumo energetico

Esistono due grandi scuole di pensiero in merito:
la prima dice che la chitarra si accorda “a orecchio”, la seconda che è meglio usare l’accordatore elettronico.

Ora so che mi attirerò le ire di mezza popolazione chitarristica, ma secondo me, in tutti i contesti diversi dal proprio salotto o dalla propria camera da letto, l’unico modo “serio” per accordare una chitarra è l’accordatore elettronico.

Come ho raggiunto tale risultato? Semplice, a orecchio :-D

Ho suonato (e suono tuttora, in varie circostanze) con altri chitarristi (alcuni pure validi maestri). Di tutti quelli che accordano ad orecchio, fino ad ora ne avrò conosciuti 2 che avessero la chitarra perfettamente accordata (e uno dei due non sempre).
Dirò di più: mi è capitato di assistere a concerti di chitarristi “famosi” e ho riscontrato la stessa cosa.
Ricordo un concerto di un noto bluesman italiano (di cui ovviamente non farò il nome) che si ostinava ad accordare ad orecchio (forse facendo delta blues voleva mantenere una certa integrità con il personaggio): un supplizio!

Ora, perché succede questo? Può essere che dei maestri di chitarra non sappiano accordare lo strumento? A parte il fatto che accordare la chitarra BENE ad orecchio non è affatto facile, subentrano una serie di fattori che voglio dividere in due semplici categorie: psicologici e ambientali.

I fattori psicologici sono di questo tipo:

  • Jimi Hendrix non usava l’accordatore
  • mi sono fatto un mazzo tanto per diventare maestro di chitarra classica, ho l’orecchio bionico, non mi abbasso ad usare un accordatore
  • gli accordatori sono imprecisi

Le mie risposte a queste obiezioni sono:

  • alcune registrazioni live di Jimi Hendrix sono inascoltabili da quanto suonava scordato
  • ti sarai fatto il mazzo tanto ma se ignori una serie di elementi (tra cui i fattori ambientali riportati sotto) farai una figura barbina
  • gli accordatori elettronici sono più precisi dell’orecchio umano, basta saperli usare.

Ma quali sono questi benedetti fattori ambientali?

  • La chitarra è di legno e risente dei fattori climatici. Pertanto si scorderà quando la tirerai fuori dalla custodia, quando passerai dal camerino al palco, quando sarà scaldata dalle luci, quando passerai da uno spazio esterno ad un salone riscaldato, quando passerai dalla cucina del ristorante al cortile esterno, praticamente si scorderà SEMPRE!
    Obiezione: “eh ma quanto vuoi che si scordi una chitarra per queste cose? E poi la mia è una chitarra di marca“.
    Ok, vale la risposta data prima in merito all’intonazione.
  • La chitarra potrebbe scordarsi tra un pezzo e l’altro, e non sempre possiamo permetterci di metterci ad accordare ad orecchio. Di solito alle persone piace sentire la musica, non i chitarristi che tra un pezzo e l’altro accordano la chitarra. Con l’accordatore si può accordare in silenzio, a orecchio no.
  • A questo punto qualcuno potrebbe dire: “eh ma quanto mai potrà scordarsi la chitarra tra un pezzo e l’altro?
    Vale sempre la risposta di prima.
  • I volumi alti, la stanchezza, gli altri strumenti possono disturbarci mentre accordiamo a orecchio o indurre le nostre orecchie in errore.
  • Un impianto audio con problemi (per esempio, spie scarse o assenti) potrebbe impedirci, in certi frangenti, di sentire la nostra chitarra (sì, è terribile, ma può capitare anche questo).
chitarra acustica

notare l’accordatore più grande della paletta a cui è attaccato

Qualche cosa in merito alla millantata “imprecisione” degli accordatori:
ho detto prima che la chitarra è uno strumento imperfetto; può capitare quindi che, accordando le corde a vuoto di una chitarra, suonino male alcune posizioni più avanzate. Oppure si accorda basandosi su dei suoni armonici e poi non torna qualcos’altro.
Normalmente, i sostenitori dell’accordatura “ad orecchio” colgono queste cose e fanno delle “correzioni” in modo da raggiungere un equilibrio soddisfacente (per esempio, aumentando l’intonazione della corda Sol introducendo un errore sulla corda a vuoto ma migliorando il risultato complessivo).

Poi però, quando usano l’accordatore, traviati dal fattore psicologico (per cui l’accordatore è brutto e cattivo) decidono che devono basarsi solo su quello che dice il display senza correzioni; ma così per forza la chitarra suona male! Se la correzione ovviava ad un’imperfezione della chitarra, quell’imperfezione c’è anche quando usiamo l’accordatore. Il vantaggio è che a quel punto possiamo fare la correzione “ad orecchio”, leggere sul display a quanto ammonta questa correzione, e la prossima volta sapremo che risultato sul display vogliamo raggiungere.

Altra questione: accordatori diversi funzionano in modo diverso. Ho un accordatore piezoelettrico (che si attacca alla paletta) che è eccezionale a cogliere i suoni armonici, mentre è molto lento a leggere le corde a vuoto. Viceversa, l’accordatore on-board sulla mia yamaha non legge gli armonici. Io queste cose le so, a seconda di quale sto usando gli “fornisco” un segnale diverso. Alla fine l’accordatore non è un guru, è uno strumento per misurare una grandezza fisica, saperlo usare significa anche capire in che modo il singolo prodotto funziona meglio.

Ultima cosa: ogni tanto mi capita di vedere qualcuno che cerca di accordare la chitarra plettrando continuamente (dudududududududududu). Penso che questo sia il miglior modo per avere la chitarra sempre calante (oltre a metterci diverso tempo in più). Questo perché il suono della corda appena plettrata è crescente rispetto alla nota “stabilizzata”. Meglio suonare la nota UNA volta, vedere l’accordatore cosa dice, e iniziare a girare la meccanica mentre il suono non si è ancora smorzato.

Cosa successiva all’ultima (chissà se si dice post-ultima): una volta il più orrido degli accordatori costava come metà chitarra. Oggi un accordatore più che buono costa quanto una muta di corde ed esistono pure come app per gli smartphone. Direi che non ci sono più scuse…