Era una notte buia e tempestosa. Anzi no, a dire il vero nevicava. Stavamo per iniziare a suonare quando la mia chitarra ebbe un malore e svenne. La rialzai subito, purtroppo era ferita ma riuscì comunque a portare a termine la serata. Arrivati a casa le chiesi “ma cosa hai avuto?” Mi rispose che si sentiva male a suonare musica che non le piaceva. Lei era nata per il rock, il blues e io ci suonavo Irene Grandi e Avril Lavigne. Le dissi “ma come? Ma facciamo anche i Nickelback!”; e lei “sì, bella roba fare i Nickelback con il pitch shifter, non senti che schifo di suono che viene fuori?”. Fu così che iniziò il mio periodo di “crisi elettrica”.
Categoria: musica e spettacolo Pagina 10 di 13
Una frase ricorrente che capita sperso nei discorsi tra musicisti è una cosa del tipo:
meglio tre note lente ma fatte bene e col cuore che tante note velocissime fatte male e senza senso.
Avendola sentita migliaia di volte ho avuto tutto il tempo per elaborarla e rielaborarla, fino ad ottenere questa mirabolante riflessione.
Nati per fare un sacco di serate proponendo un repertorio moderno e accattivante, i Volume X rappresentarono per me il passaggio da un chitarrismo più sanguigno e “rock’n’roll” (zero effetti, lunghe improvvisazioni, istinto e sudore) ad un approccio molto più ragionato, con un occhio di riguardo al suono e all’arrangiamento, forse anche più “moderno” o allineato con i tempi.